Spesso citato in articoli e studi, il fattore umano si è rivelato più volte nella storia recente un elemento determinante per superare i momenti di difficoltà e per guidare i cambiamenti che segnano una svolta con il passato.
Lo Human Factor fa la differenza in quasi tutti gli aspetti più importanti della vita e della società. Non a caso durante la pandemia di Covid-19 si è cominciato a parlare di resilienza, che fa riferimento a capacità di tipo psicologico: affrontare i problemi costruttivamente, gestire le emozioni, flessibilità adattiva.
In questo pillole di sostenibilità troverete articoli che evidenziano quanto sostenibilità e capacità umane siano interconnesse tra di loro.
Ripartire dopo il Covid: il fattore umano è la base su cui costruire un futuro migliore
Investire di più sul fattore umano si traduce in più salute, più motivazioni positive, lavoro migliore e più produttivo. È un modo intelligente per diventare una Paese più “ricco”, nel senso autentico del termine.
Serve una riorganizzazione delle dinamiche sociali e, per farlo, bisogna ripartire dal valore delle persone.
Le società odierne sono pronte ad aprire gli occhi e a cambiare modello di business?
Gruppo Caviro e la ricetta del successo: produzione sostenibile, fattore umano ed economia circolare del vino
Caviro esiste dal 1966 e ha sede a Faenza, in Emilia-Romagna. Come moltissime aziende della zona è una cooperativa: è formata da 29 soci, di cui 27 cantine, e rappresenta più di 12mila viticoltori. Si può quindi capire quanto il fattore umano in un’azienda di questo tipo sia determinante.
Fin dalla sua fondazione ha scelto un modello produttivo sostenibile a livello sociale, oltre che economico, con particolare attenzione all’aspetto della sostenibilità ambientale.
L’impegno di Caviro verso uno sviluppo sostenibile contraddistingue da sempre la sua attività e l’ha reso un punto di riferimento nel settore. Negli ultimi 10 anni ha investito oltre 100 milioni di euro in progetti di sviluppo per un modello di produzione sostenibile, e per questo è anche stato citato da un rapporto dell’OCSE del 2017 come esempio virtuoso di economia circolare.
Il Gruppo Caviro, produttore del Tavernello, ha trovato il modo di utilizzare circa il 99 per cento delle materie prime della filiera vitivinicola.
Design anti-spreco grazie all’ingegno del fattore umano e all’economia circolare
L’arredamento sceglie la strada della sostenibilità grazie al design anti-spreco di materiali e di energia. Passati gli anni in cui gli oggetti erano programmati per vivere solo nel presente, senza passato ma neanche futuro, è giunto il momento del design anti-spreco. Di materie prime, di energia per la produzione, di scarti.
I risultati più interessanti non prevedono però solo il semplice riutilizzo di materiali di scarto, ma puntano sull’human factor e sul talento dei nuovi architetti, sempre più sensibili alla sostenibilità ambientale. Il focus del design anti-spreco è l’ideazione di nuove materie prime ottenute da sfridi di altre lavorazioni o di settori industriali differenti. E sfruttate al meglio per ridurne la quantità necessaria in fase di produzione, al fine di tagliare sensibilmente lo spreco di energia e più in generale l’impatto ambientale.