Riforestazione: Il Pilastro Verde per Raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050

Riforestazione: Il Pilastro Verde per Raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050

In un precedente articolo, abbiamo parlato di Carbon Neutrality e delle leve che le aziende possono attivare per ridurre la CO₂. L’obiettivo ONU e IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è quello di azzerare le emissioni di gas climalteranti (GHG) entro il 2050. Compito molto ambizioso e reso ancor più complesso dalle molte crisi geopolitiche internazionali. 

Tuttavia è evidente che l’obiettivo deve essere quello; le attività produttive emettono gas climalteranti che contribuiscono all’effetto serra, impedendo la dispersione del calore e causando l’aumento delle temperature globali e i cambiamenti climatici con le conseguenze che sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti (tranne chi non vuole vedere).

Riforestazione_2050

Come possiamo arrivare alla neutralità carbonica?

Secondo l’IPCC, esistono tre linee d’azione principali:

  1. Efficienza energetica: migliorare i processi produttivi per consumare meno energia
  2. Transizione energetica: sostituire le fonti fossili con energie rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico)
  3. Compensazione delle emissioni: attraverso sistemi tecnologici come CCUS (Carbon Capture, Utilization and Storage) e DAC (Direct Air Capture) e soluzioni naturali come l’agricoltura rigenerativa, l’utilizzo in agricoltura (e non solo) di composti come il biochar e la riforestazione.

In questo articolo ci focalizziamo sulla riforestazione, che ad oggi è la soluzione naturale che permette di rimuovere le maggiori quantità di CO₂. 

Ed è proprio la riforestazione a rappresentare la soluzione più accessibile, democratica ed efficace, oggi e nel futuro prossimo.

Nota importante: spesso si usano i termini “neutralità carbonica” e “net zero” come sinonimi, ma in realtà indicano due approcci diversi.

  • Carbon neutrality si riferisce alla compensazione delle sole emissioni di CO₂, anche in misura ampia, e può essere raggiunta acquistando crediti di carbonio.
  • Net zero, invece, è un obiettivo più rigoroso: secondo la Science Based Targets initiative (SBTi), le aziende devono prima ridurre le proprie emissioni di gas serra (GHG) di almeno il 90% rispetto ai livelli iniziali. 
  • Solo il residuo non eliminabile può essere compensato tramite crediti o soluzioni naturali. Questo approccio mira a garantire che la compensazione sia la risorsa finale, quando è già stato fatto tutto il possibile per efficientare i processi 

Riforestazione: perché è così importante?

La riforestazione è il processo di piantare alberi in aree che in passato erano boscate, ma che sono state disboscate o degradate nel tempo. 

Le foreste rappresentano i polmoni verdi del pianeta: assorbono CO₂, rilasciano ossigeno, regolano il ciclo dell’acqua, proteggono il suolo dall’erosione e ospitano l’80% della biodiversità terrestre.

Secondo le stime scientifiche, tra il 25 e il 30% delle emissioni di CO₂ generate dall’uomo viene attualmente assorbito dalle foreste. Ciò significa che, senza foreste sane e diffuse, gli effetti della crescita dei gas serra sarebbero catastrofici.

Ma non basta conservare le foreste esistenti, serve piantarne di nuove.

Riforestazione 2050

Riforestazione vs Deforestazione: una corsa contro il tempo

Nonostante leggi e movimenti di opinione, la distruzione del patrimonio naturale continua nelle aree del pianeta più ricche di foreste. A livello mondiale si perdono circa 15 milioni di ettari all’anno in zone come Amazzonia, Africa centrale, Indonesia e Malesia per far spazio a coltivazioni intensive, allevamenti, miniere o infrastrutture.

A livello europeo la situazione è migliore e il patrimonio boschivo è fondamentalmente stabile da parecchi anni; in Italia la situazione – contrariamente a quello che la maggior parte delle persone crede – è in miglioramento. Le foreste italiane sono cresciute dai circa 9 milioni di ettari dei primi anni ‘90 agli attuali circa 11 milioni.

In assoluto questa è una notizia positiva, ma c’è da dire che solo parte di questo patrimonio boschivo in crescita è costituito da foreste gestite. L’avanzata dei boschi dipende anche dallo spopolamento delle zone collinari e montuose, soprattutto sulla dorsale appenninica.

Nota: sebbene il patrimonio forestale italiano sia in crescita, l’Italia è anche tra i maggiori importatori europei di prodotti legati alla deforestazione “incorporata” (come soia, cacao, carne). Questo significa che, indirettamente, contribuiamo alla deforestazione globale.

La corsa alla distruzione delle foreste nei Paesi in via di sviluppo ha conseguenze dirette:

  • Aumento delle emissioni di CO₂
  • Perdita irreversibile di biodiversità
  • Degradazione dei suoli e desertificazione
  • Compromissione del ciclo dell’acqua

Invertire questa tendenza è possibile solo con una riforestazione globale su larga scala.

Il potenziale di un trilione di alberi

Il ricercatore Thomas Crowther, dell’ETH di Zurigo, ha stimato che sul nostro pianeta esiste spazio sufficiente per piantare fino a 1.200 miliardi di nuovi alberi. Anche il notissimo professor Stefano Mancuso, neuroscienziato che insegna arboricoltura all’università di Firenze e divulgatore scientifico molto noto anche al grande pubblico, sostiene che sarebbero necessari 1.000 miliardi di nuovi alberi sul pianeta.

Queste visioni hanno ispirato il progetto internazionale Trillion Trees Initiative, sostenuto da realtà come WWF, BirdLife International e WCS (Wildlife Conservation Society). Anche questo progetto si propone di piantare un trilione di alberi entro il 2050, per contribuire alla carbon neutrality globale.

Naturalmente questi progetti non sono esenti da critiche e la riforestazione deve essere attentamente pianificata per evitare piantagioni monoculturali e perdita di biodiversità.

Sebbene le quantità di cui sopra siano al momento un’ipotesi difficile da concretizzare, anche un obiettivo meno ambizioso potrebbe compensare decine di miliardi di tonnellate di CO₂ nei prossimi decenni.

Oltre a ridurre i gas serra, la riforestazione:

  • Migliora la qualità dell’aria e dell’acqua
  • Crea habitat per la fauna selvatica
  • Genera posti di lavoro nelle comunità rurali
  • Aumenta la resilienza dei territori contro eventi estremi come frane, alluvioni e siccità

La riforestazione in Europa e in Italia

Anche in Europa si registrano progressi. Il programma Forest Europe promuove la gestione sostenibile delle foreste, con l’obiettivo di migliorare l’assorbimento della CO₂ e preservare la biodiversità e ha l’obiettivo di piantare 3 miliardi di alberi in Europa entro il 2030.

In Italia, il tema ha guadagnato rilevanza soprattutto dopo la tempesta Vaia del 2018, che ha distrutto circa 40.000 ettari di boschi nelle Dolomiti. Da allora, sono nate numerose iniziative di riforestazione, sostenute da enti pubblici, ONG e imprese private.

Ci sono molti soggetti privati impegnati in Italia e in Europa in progetti di riforestazione e di Gestione Forestale Sostenibile certificata.

Crediti di carbonio e riforestazione: quando ecologia e economia si incontrano

La riforestazione non è solo una missione ambientale: è anche un’opportunità economica. Il meccanismo dei crediti di carbonio permette alle aziende di compensare le proprie emissioni finanziando progetti di riforestazione certificata.

  • Nei Paesi in via di sviluppo, esistono progetti di cattura e sequestro di CO₂ o di “mancata emissione”, che generano crediti di carbonio (al termine di un processo di verifica da parte di enti terzi)
  • Ogni tonnellata di CO₂ risparmiata o assorbita può essere convertita in un credito negoziabile
  • Le imprese possono acquistare questi crediti per raggiungere i propri obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance)

Va detto che è fondamentale che i progetti che vogliono emettere crediti di carbonio, per essere credibili e trasparenti, devono affidarsi alla certificazione di enti riconosciuti e autorevoli come Verra e Gold Standard.

E le aziende?

Le grandi aziende energivore sono obbligate per legge a efficientare i loro processi produttivi e diminuire gli impatti diretti (Scope 1 e 2) e indiretti (Scope 3), e ad acquistare crediti di carbonio per avvicinarsi alla neutralità carbonica.

Ma poi ci sono migliaia di aziende che non hanno obblighi di legge rispetto ai processi di compensazione, ma che si stanno avvicinando al mercato dei crediti su base volontaria.

Le aziende europee possono acquistare crediti di carbonio (o anche crediti ecosistemici generati da progetti di Gestione Forestale Sostenibile in Europa) solo sul mercato volontario

Il mercato dei crediti obbligatori si muove con logiche differenti e non è possibile per le grandi aziende energivore acquistare crediti obbligatori generati da progetti europei.

Oggi quindi l’obiettivo net zero è obbligatorio solo per le grandi aziende energivore ma il mercato dei crediti di carbonio volontari è sempre più importante per le aziende che vogliono far vedere al mercato la loro responsabilità nella lotta all’emissione di CO₂ 

Sustenia può supportare le imprese nei loro percorsi di sviluppo sostenibile e nella riduzione degli impatti.

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